Lui & Lei
ONDE DI PIACERE

27.04.2025 |
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"Poi la girai di schiena, piegata in avanti contro il parapetto..."
Sotto le stelle, sul ponte della barca, c'eravamo solo io e lei.Il mare era calmo, la barca dondolava lenta, il legno scricchiolava piano sotto i nostri passi nudi.
Gli altri dormivano sottocoperta, ignari.
Noi no. Noi ardevamo.
Lei indossava solo una maglietta leggera, nient'altro.
Sotto, nuda.
Lo capii subito, dal modo in cui il vento le alzava l'orlo, dal modo in cui i suoi capezzoli duri buccavano il tessuto sottile.
Mi guardava da sotto le ciglia, mordendosi il labbro.
Un invito. Un ordine.
Mi avvicinai senza parlare.
Le mani finirono subito dove volevano: sotto la maglietta, a stringerle i seni nudi, a sentirli pesanti e caldi nelle mani.
Lei ansimò appena, si premette contro di me, sentendo il mio cazzo duro spingere contro il suo ventre.
«Scopami qui,» sussurrò.
«Subito.»
Non serviva altro.
La sollevai di peso e la poggiai contro l’albero maestro della barca, il legno freddo contro la sua schiena nuda.
Le aprii le gambe con forza, senza delicatezze.
La figa era già fradicia, gonfia, pulsante.
Ci passai due dita, lente, facendola gemere.
«Stai zitta,» le sibilai all'orecchio, «o ci scoprono.»
Lei annuì, con un sorriso sporco sulle labbra.
Abbassai i pantaloncini quel tanto che bastava, liberando l’erezione tesa.
Le infilai il cazzo dentro con un colpo secco, profondo.
Lei spalancò la bocca in un gemito muto, le mani che mi artigliavano le spalle.
Il suo corpo mi accoglieva come se mi stesse inghiottendo, caldo, stretto, vivo.
Iniziai a scoparla piano, poi sempre più forte, il rumore sordo della pelle contro la pelle coperto solo dal fruscio del mare.
Ogni spinta la faceva sbattere contro l'albero, il legno vibrava sotto i nostri colpi.
«Dai... più forte...» ansimò piano, mordendosi la mano per non urlare.
Le sollevai una gamba sulla spalla, penetrandola più in profondità.
Sentivo ogni suo tremito, ogni suo tentativo disperato di non gridare.
Poi la girai di schiena, piegata in avanti contro il parapetto.
Le alzai la maglietta, scoprendo il culo perfetto sotto la luce della luna.
Glielo infilai di nuovo da dietro, con più violenza.
Le afferrai i capelli, le tirai la testa indietro, guardandola negli occhi mentre la prendevo come un animale.
Il suo sguardo era quello di una puttana affamata.
«Mi fai venire,» mi supplicò.
«No, ancora no.»
Continuai a scoparla crudo, sentendo il suo corpo che tremava, pronto a esplodere.
Poi infilai due dita sulla sua figa, massaggiandole il clitoride mentre la scopavo.
Lei si aggrappò al parapetto con le unghie, ansimando forte.
«Adesso vieni. Bagna tutto.»
E lei venne.
Uno squirt improvviso, violento, che mi inondò le cosce, bagnando il ponte sotto di noi.
La tenni stretta mentre il suo corpo si scuoteva senza controllo.
Poi mi inginocchiai dietro di lei, le spalancai le natiche e le leccai tutta la figa bagnata, sporca, tremante.
Le succhiavo il clit, affondavo la lingua dentro, sentendola spruzzare ancora, senza sosta.
«Non ce la faccio più...» singhiozzava.
Mi alzai, la tirai a me e le spinsi il cazzo in bocca.
Lei lo prese tutto, profondo in gola, senza esitazione.
Sbavava, gemeva, mi leccava come una troia disperata.
Mi guardava da sotto in su, quegli occhi pieni di desiderio.
Quando venni, glielo spalmò su tutta la faccia.
Lei si massaggiò il viso sporco, sorridendo soddisfatta.
La lasciai lì, piegata contro il parapetto, il cazzo che le colava ancora tra le cosce.
Il mare, la notte, la barca... erano testimoni della nostra lussuria segreta.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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